Purtroppo nella nostra “tradizionale” cultura partiamo da una visione errata di questo rapporto tra le due realtà: Lo sport può diventare una minaccia per la fede perché invade i tempi della preghiera e dello studio; può diventarlo se si riduce ad una opportunità di conseguire lucro, potere e fama. Nel vivere quotidiano odierno sono poche le persone che sono davvero persuase che esista un collegamento tra sport e spiritualità.

Lo sport, invece, acquisisce maggior ricchezza quando è illuminato dalla fede: in questo caso ha una intenzionalità educativa, dedica energie e risorse alla formazione degli educatori; valorizza gli aspetti aggregativi, orienta la persona a Dio. Sull’importanza della pratica sportiva per “coltivare le virtù umane” rafforzare l’anima e il corpo, ci sono molti testi del Concilio Vaticano II, come anche molti nel magistero degli ultimi Papi: come non dimenticare le parole di Papa Francesco in occasione dell’incontro con tutte le società sportive in piazza San Pietro lo scorso 7 giugno. Queste linee di orientamento sono fondamentali per una pratica sportiva che punti alla formazione della persona, sia sotto il profilo della corporeità che sotto il profilo dell’intelligenza e della coscienza morale e religiosa.

Ma perché questi aspetti non restino lettera morta, confinati nelle ore di intervallo, è necessario promuovere un patto educativo tra le diverse associazioni e la famiglia, in questo modo lo sport può trasformarsi in uno strumento capace di aiutare a orientare la vita dei giovani.

La dimensione comunitaria, la collaborazione, l’amicizia e la solidarietà sono valori che possono essere praticati all’interno dello sport, soprattutto dei giochi di squadra. Questi potrebbero essere addirittura una sorta di tirocinio ad essere Chiesa anche nello sport, rappresentando un antidoto alla deriva individualistica che segna le nostre realtà.

Un profondo grazie a tutti coloro che hanno creduto ed aperto la loro mente ed il loro cuore alla nostra proposta.

Antonio Benigni
Centro Sportivo Italiano