È ormai noto a tutti il fenomeno dei “furbetti del cartellino”. Così sono chiamati coloro i quali sono stati colti in flagrante timbrando cartellini per conto dei colleghi. Sono diversi i casi di cronaca avvenuti in diverse realtà del nostro Paese, nei quali – oltre ad un problema di legalità – si mette in luce anche un tema etico e morale. Dispiace dirlo ma tutto ciò è figlio di una certa mentalità e malcostume che sembra essere diventata un’abitudine.

È anche ormai noto a tutti, in special modo nel mondo dell’associazionismo sportivo, l’imminente applicazione del Decreto legge 158 del 2012 denominato “Balduzzi”: dopo numerosi rinvii il Decreto entrerà in vigore il 1° gennaio 2017, obbligando il mondo dello sport a dotarsi di defibrillatori e personale abilitato all’utilizzo. Si tratta certamente di un provvedimento gravoso (in particolare dal punto di vista economico) per le società sportive, ma che rientra in un sistema civile ed etico che intende salvaguardare la salute e la vita dei nostri atleti.

Purtroppo anche su questo argomento il rischio di chi pensa di aggirare la Legge, purtroppo, come sempre esiste, con la nascita di quelli che definiamo i “furbetti del defibrillatore”. Si rischia di assistere, infatti, ad un proliferare di tornei e campionati nei quali non si informano le squadre partecipanti dell’imminente entrata in vigore del sopracitato decreto Balduzzi, facendo intendere che per questo genere di attività non siano necessari né la presenza del defibrillatore né dell’operatore BLSD abilitato.

La Legge parla chiaro e ad essere onesti, ormai da molti anni. Non basta che un dirigente o un atleta firmi una dichiarazione di “scarico di responsabilità” nei confronti dell’organizzatore o che si dichiari che sono partite “amichevoli”. Ogni società sportiva deve garantire la disponibilità di un defibrillatore e la presenza di una persona abilitata ad utilizzarlo non solo durante le gare, ma anche durante gli allenamenti.

Sul tema relativo al Decreto Balduzzi la posizione del CSI è chiara e molto netta: tutelare le società sportive, mettendole nelle condizioni migliori per praticare le proprie attività.

Per questo, oramai da diverso tempo il Csi ha messo in campo una campagna ”Lo sport che ha a cuore la vita” che si fonda su tre azioni principali:

– Informativa: per far conoscere alle società sportive gli obblighi di legge del decreto Balduzzi, che prescindono dal tipo di campionato o torneo a cui partecipano e che riguardano tutte le attività svolte (compresi – ribadiamo – gli allenamenti).

– Formativa: organizziamo corsi di formazione per abilitare gli operatori BLSD a costi accessibili ed in collaborazioni con le agenzie di formazione professionali.

– Regolamentare: abbiamo inserito nei regolamenti dei nostri campionati l’obbligo per le squadre di garantire la presenza dell’operatore qualificato BLSD e l’obbligo per la squadra che gioca in casa di garantire la presenza del defibrillatore, in modo da cardio-proteggere l’intera nostra attività con i soli defibrillatori presenti negli impianti (altrimenti ogni società dovrebbe dotare ciascuna delle proprie squadre di defibrillatore con un conseguente incremento dei costi).

Concludendo, rivolgendoci alle società sportive e ai loro dirigenti, invitiamo tutti a porre grande attenzione al rispetto delle norme, diffidando di approcci deresponsabilizzanti o deresponsabilizzati.

Nei principi del CSI il rispetto delle regole è uno dei principali presupposti alla base di un percorso educativo e di crescita attraverso lo sport che porta al rispetto del valore della persona. Solo così saremo in grado di trasmettere messaggi e valori positivi ai nostri ragazzi. È questa la vera “partita” a cui siamo chiamati: la sfida educativa.

Antonio Benigni
Presidente Provinciale Csi